A volte mio padre non c'era, forse al bar con qualche cliente, forse dalla sarta per l'aggiustatura di un vestito; Olimpia,invece, c'era sempre, elegante e profumata, mi sembrava, e ora so che lo è sempre stata, anche lei una "signora" come Amalia che però non lavorava: il più indaffarato era il signor Samuele, già bianco di capelli e sempre sorridente.
Mio padre tornava a casa a pranzo, si riposava e tornava al negozio fino all'ora di cena. Per i suoi spostamenti da S.Anna a Lucca si serviva di una bicicletta nera. Rare volte lavorava la domenica mattina, forse in occasione della mostra delle vetrine che si teneva nella prima settimana di ottobre. Mio padre Eolo lavorò per più di 40 anni come commesso nel negozio Martini, per questa fedeltà ebbe anche una medaglia dalla Camera di Commercio: con lui per tanti anni ha lavorato Olimpia che è morta a novant'anni; mio padre invece morì a soli 66 anni, poco tempo dopo essere andato in pensione. Fine
giovedì 28 novembre 2013
martedì 26 novembre 2013
Ma mia madre non mi lasciava al posteggio, dopo alcuni giri per le mercerie e negozi di stoffe sapevo che mi sarebbe toccato entrare nel negozio Martini dove mio padre lavorava da quando aveva 13-14 anni.
Cercavo di nascondermi dietro di lei e speravo che bastassero i suoi saluti ma quasi sempre mi sbagliavo: in fondo alla bellissima stanza, al di qua del lungo banco dove venivano poggiati abiti morbidi, cravatte, giacche, in una sedia che mi pareva un trono, sedeva la signora Amalia e mia madre mi sollecitava a salutarla. Con un filo di voce dicevo buonasera o buongiorno ma quasi sempre indovinavo la parola giusta dopo aver detto quella sbagliata e rimanevo mortificata e muta. Da quel momento la mia mente si preoccupava di quando saremmo uscite: avrei dovuto dire arrivederci o arrivederla?
Cercavo di nascondermi dietro di lei e speravo che bastassero i suoi saluti ma quasi sempre mi sbagliavo: in fondo alla bellissima stanza, al di qua del lungo banco dove venivano poggiati abiti morbidi, cravatte, giacche, in una sedia che mi pareva un trono, sedeva la signora Amalia e mia madre mi sollecitava a salutarla. Con un filo di voce dicevo buonasera o buongiorno ma quasi sempre indovinavo la parola giusta dopo aver detto quella sbagliata e rimanevo mortificata e muta. Da quel momento la mia mente si preoccupava di quando saremmo uscite: avrei dovuto dire arrivederci o arrivederla?
continua...
L'unico posto bello di Lucca era il posteggio della zia Viola e solo il pensiero che l'avrei veduta mi permetteva di reggere l'ansia: un portone scuro chiudeva un arco a tutto sesto che immetteva in due stanze dal soffitto basso scarsamente illuminate da qualche lampadina. Dentro tante biciclette ordinate in specie di rastrelliere e Viola che le prendeva in consegna dando in cambio dei numeri che toglieva da blocchettini di vari colori. D'estate seduta sotto l'arco, nella stagione fredda all'interno, accanto a uno scaldino, la zia era lì, a volte con lo zio Angelo e sorrideva felice quando mi vedeva, e mi baciava...continua
sabato 23 novembre 2013
Lucca
Dovevo mettermi il cappotto e il cappellino e per questo rispondevo in ritardo e diventavo ritrosa e zitta quando mia madre mi portava a Lucca. Lucca voleva dire la città dentro le Mura, i palazzi grigi e tetri che mi sovrastavano, facce sconosciute e soprattutto il negozio dove lavorava mio padre: caldo e accogliente, di legno lucido color miele ma per me, allora, luogo di imbarazzo. Lucca voleva dire perdere padronanza, uscire dalla corte dove tutto era familiare e sicuro. Non ero ancora pronta per la città, mi sembrava strano dovermi vestire diversamente, mettermi, in inverno, il cappotto che mi impacciava i movimenti e salire sulla bicicletta di mia madre, sul sedile posteriore freddo e scomodo...continua
lunedì 18 novembre 2013
Il pettirossino
Questa volta l'ho fotografato abbastanza da vicino, è dietro la rete dell'orto, in basso, verso sinistra.
In casa, l'autunno:
venerdì 15 novembre 2013
Ulivi in salvo
Non sono nostri ma stavano morendo, soffocati dall'edera. Ora respirano meglio anche se ci sarà da lavorarci ancora. Guardate: mucchi di frasche e rami d'edera che abbracciavano mortalmente gli ulivi.
lunedì 11 novembre 2013
venerdì 8 novembre 2013
La finestrina o il finestrino
Ora c'è il bonsai di acero con i colori dell'autunno, c'è una violetta africana, qualche stecco con foglie di basilico e una pianta grassa non meglio identificata. La finestrina cambia a seconda della stagione o del mio estro.
martedì 5 novembre 2013
Campanelli
Sono convolvoli, mi sembra, ma mi piace chiamarli campanelli. Stamani ne ho visto un gruppetto nel giardino. Spero diano un po' di allegria a qualcuno.
domenica 3 novembre 2013
Fiori a novembre
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