sabato 30 marzo 2013

Eccoli qua, non so chi scatta, sono in sei, il Mencacci, Loda, Enza?, un bellissimo ragazzo, Ines che si appoggia a Eolo che le tiene il braccio. Biciclette con manubrio dritto, le donne coi capelli coperti da foulard, sorrisi per una giornata senza pensieri; al manubrio della bicicletta del Mencacci la sporta con la merenda.
3 luglio 1938, Ponti di Meati, scrive mio padre con la sua bella calligrafia.



Poi si lasciano le biciclette e si va a piedi fino alla Polla del Bongi come avremmo fatto noi, figli, dopo essere nati e un pò cresciuti.

 Ma si continua e si arriva a Freghino e ci si riposa su quell'erba che sembra rasata, con facce allegre e baciate dal sole e quelle belle nuvole bianche di un'estate tanto lontana.


venerdì 29 marzo 2013

Stamani voglio farvi vedere una fotografia scattata tanti anni fa, quasi 80 anni fa. E' datata 31 luglio 1933.
C'è voluto un pò per riconoscere il posto perché non capivo quale fosse la capanna sulla destra. Non capivo no, non ce l'ho mai vista lì, non c'era più e al suo posto, ma più in dentro c'era la villetta del Magni. Quindi la foto è fatta davanti alla casa di Amedeo e Bruna, a sinistra del gruppetto di maschi anche se non si vede. Si riconosce invece la casa del Gigliucci e di Lida ma questo quando ero piccola io, non nel 1933, chissà allora chi le abitava quelle case. La strada che diventerà via Vecchi Pardini è un viottolo di campagna e ci sono due alberi alti dei quali non ho ricordi, ci sono dei panni stesi al sole e ci sono questi sette uomini, cinque dei quali con giacca e cravatta che guardano colui che scatta la foto: ne riconosco quattro. Dunque, a partire da sinistra c'è un Mencacci, forse il più grande (non ricordo il nome), sembra un attore americano (Clark Gable?), poi il Torselli con una camicia scura e quasi sull'attenti ma rilassato, mio padre Eolo con le mani sulle sue spalle, messo un pò di traverso, con una camicia bianca che esalta il viso abbronzato come quello del giovanotto accanto a lui che non so riconoscere. C'è poi un uomo distinto, coi baffetti? e una faccia da militare inglese (come ho visto in certi films) e dopo di lui c'è il mio bellissimo zio Orfeo, alto, con un vestito che gli cala perfettamente e un volto, anche lui, da attore (Troy Donhaue (si scrive così?) in Scandalo al sole), infine un giovanottino con notevole capigliatura, forse sul biondo, che sembra guardare un pò imbronciato e una fisionomia che mi ricorda qualcosa ma non lo riconosco. Tutti sono belli magri e giovani, tra i venti e i trent'anni? ma che serietà in quegli sguardi e in quella compostezza! Se qualcuno mi aiuta si può risalire ai nomi dei tre sconosciuti. Può essere una bella sorpresa di Pasqua: AUGURI.

giovedì 28 marzo 2013




Siamo nel '70, appena usciti dal ristorante La Cecca, sulla via Pisana, a Fagnano, no, non la Cecca che era a Coselli, la Giorgia! e ci facciamo scattare una foto di gruppo da Dino: da sinistra in piedi mio fratello Alfonso, Ines, la zia Fedora, lo zio Orfeo, Emma, Paolo futuro sposo di Brunetta che guarda da un'altra parte. Seduta sul muretto io e accucciato mio padre Eolo. Ci siamo messi davanti a una villa con cancellata perché il posto era bello, mica si abitava lì!







Anche questa è storta, ahimè: siamo a Viareggio, i due fratelli Campi, Dino e Orfeo, mia madre Ines li abbraccia. Mi raccontava spesso che quando era piccola e c'era una noce da mangiare mezza la davano a lei.

mercoledì 27 marzo 2013













Queste due immagini mostrano bene quanto diverso fosse il posto dove Dino e Emma erano vissuti per tutti quegli anni: strade larghe, automobili lunghissime, case con strane finestre senza davanzali, vialetti d'accesso ai "basamenti", immagini che avevamo e avremmo visto nei films e nelle serie televisive: indubbiamente l'America.




Ma mio zio Dino e sua moglie avevano tenuto il ricordo dell'Italia, della Toscana (Emma veniva da Aulla) e delle corti. Con orgoglio mi parlavano del loro splendido albicocco e dell'orto che avevano, come si vede, tenuto come un giardino. Dino aveva lavorato in una azienda che riforniva di carne l'esercito statunitense e dicevano che era stato un bravissimo tagliatore. Del lavoro di Emma non so dire niente.

martedì 26 marzo 2013





E questa è la zia Emma, moglie di Dino Campi: qui è alla "porta del basamento" della loro casa, scrive dietro la fotografia datata 1970. Abitano a San Francisco, anzi South San Francisco, California, in Commercial Avenue. Tornarono in Italia proprio in quell'anno, una coppia unita, senza figli. Emma chiamava Dino "honey" oppure "sweet hearth" e noi si rideva. Vennero accolti in casa nostra e la camera dei miei genitori fu per loro, noi ci aggiustammo in qualche modo. Si pranzava in salotto e c'era la televisione accesa, parlava del Viet-nam, di quella guerra sciagurata che accendeva di indignazione noi giovani e i miei zii dicevano che agli americani era stato detto che andavano là in aiuto del popolo.

lunedì 25 marzo 2013


Gli zii d'America

Ho già detto qualcosa degli zii d'America, del fatto che ogni famiglia ne aveva più d'uno, del fatto che molti ritornarono dopo tanti anni, dei pacchi e dei dollari che arrivavano a Natale e a Pasqua; si diceva America in generale e s'intendeva quasi sempre Stati Uniti, l'America buona, quella dove si poteva essere fatta fortuna. Ho messo anche qualche piccola statistica per evidenziare quel vero e proprio allontanamento di famiglie dalle corti di Sant'Anna.
Qui vedete la foto del mio zio Dino, Dino Campi, che partì da Genova sulla nave Giuseppe Verdi e arrivò a New York il 23 luglio 1922. Aveva diciassette anni. Queste notizie le ho trovate sul sito di Ellis Island, se provate a entrarci vi potreste anche commuovere.
Dino era fratellastro di mia madre: stessa madre, mia nonna Maria Lucchesi, detta la Bimbina,e padre diverso. Maria era rimasta presto vedova e si risposò con Giovanni Giuntini, mettendo al mondo Maria Anna Ines. Quando Dino partì per l' America mia madre aveva 7 anni e l'altro fratellastro, Orfeo Campi, 13. Questa è una foto del 1968, mio zio orgoglioso e sorridente mostra i frutti della sua pesca, sul dietro una specie di camper ci indica che non siamo in Italia, sono passati 46 anni da quel giorno che aveva messo piede in America.

domenica 24 marzo 2013


Il Finalino del Cagnacci sull'estate 1964 a Viareggio



Dopo l'ultimo bagno, dopo la merenda, all'inizio del Molo, sedute per terra: Paola, Grazia, Alga, Mimma e Lucia Rosa.
Ancora le cinque ragazzine di Fibbiani e due extra sopraffatti, il ragazzo si copre addirittura il viso...










E questa la metto perché voluta da Grazia.
Sul retro della foto con bella calligrafia ho scritto:
Luglio 1964, Viareggio, Bagno Flora.
Dall'alto a sinistra: Daniele Margutti, Paola, Dante Lacchini, Angelo Mussolin, Io, Tito Strozzi, Alga, Franco Callieri
Mauro Milanesio, Roberto Perovich, Grazia, Piero Rossetto, Paola Albigi e Guido Brotto.

sabato 23 marzo 2013

Le bambine che vogliono fare le donne si mettono in posa di traverso, sorridono e mettono le gambe a triangolo come hanno visto fare alle più grandi (Lucia Rosa però ha sbagliato gamba), le spalle un pò rialzate. Dietro una ragazza con bikini e in fondo la pubblicità sul muro con le scalette: Dollar, il blue jeans!

venerdì 22 marzo 2013

Ancora estate, ancora quell'anno...

Poco a fuoco, mal contrastata, poco luminosa, indicativa però di quel periodo. Siamo in tre sulle scalette a muro dell'edificio che si vede nella precedente foto, quello con la pubblicità americana. Tre matte che non so come si sono arrampicate per fare una foto. Alga, la più in alto quasi appollaiata, io ben dritta coi capelli al vento e Grazia in posa come fosse in un salotto. Del resto avevamo passato gli anni precedenti a saltare fosse, a salire e scendere dagli alberi, a rotolarci dai poggi del nostro fiume... ci faceva tanto a noi arrampicarsi su quella scaletta! Ma allora non avevamo voglia di foto, non volevamo mostrare niente; ora che crescevamo c'era anche il desiderio di farci vedere.

giovedì 21 marzo 2013


Estate, 1964.

Dona una allegria speciale questa immagine: due ragazzine che giocano sulla sabbia del mare. Viareggio, Bagno Flora, scritta americana sul muro dell'edificio in fondo, voglia di continuare a vivere come bambine e di saltare la cavallina. Mimma in ginocchioni e Grazia che la salta come facevamo da piccole sui prati e nei campi dietro casa. Intorno un signore perplesso, un bambino curioso come i due giovanottini che si stanno avvicinando, forse Lucia Rosa con la mano sul fianco.

mercoledì 20 marzo 2013

Ancora una foto di quella primavera importante: io e Lucia Rosa ci si incammina verso lo Zoppino, un luogo molto frequentato in quegli anni, specialmente per il Pellegrino. E deve proprio essere il giorno del Pellegrino.Siamo senz'altro in gruppo ma noi due, avanti o indietro siamo insieme seguite da quelle ombre lunghe sullo sterrato; Lucia sorride apertamente, ha un golfino sulle spalle e sembra quasi fermarsi, io ho una bella falcata, sorrido discretamente, quasi sorniona, forse ascolto qualche canzone da quella radiolina (sarà stata davvero una radiolina o una macchina fotografica?). Insomma si va, allegre, in leggera salita e intorno alberi, su una strada bianca.

martedì 19 marzo 2013

Oddio, non sono ancora tanto pratica nel mettere le foto. Si vede?  Quell'anno, appunto il 1964, inizia con queste due foto scattate in primavera, forse il lunedì del Pellegrino? Andammo a Torre in bicicletta, chissà perché, chissà chi ebbe questa idea. Nel gruppetto storico manca Paola che però era un po più grandina di noi e forse affaccendata in altre faccende. Nella prima foto Lucia Rosa, Grazia ed io ci si abbraccia, io espongo un gelato, un pinguino bianco (era il mio preferito) e Alga ci guarda un pò in disparte: notare che abbiamo tutte quante i pantaloni, eravamo già bimbe emancipate! Nella seconda foto, sedute in un uliveto con una bell'erba alta compaiono due amiche, diciamo così, meno storiche e sono Emanuela, una compagna di lavoro di Grazia che è in ginocchio accanto a Alga e Paola, seduta accanto a me, sempre amica di Grazia.
La vita di chi lavorava e di chi andava a scuola si arricchiva di amicizie e così si cresceva.

domenica 17 marzo 2013

Sapore di sale



Beh, voglio proprio dare un titolo alle foto che seguiranno. Il titolo della canzone di Gino Paoli che in quell'anno, il 1964, ci accompagnò a lungo. E' proprio quell'anno, il 1964, il più fotografato, chissà, forse avevamo a disposizione più macchine fotografiche? Forse il tempo fu più bello? O forse perché nella vita di tutti noi ci sono periodi così particolari che meritano di essere fermati e allora cosa di meglio di una fotografia? Eravamo ormai ragazze e, vedrete, i "mosconi" non mancavano; nelle foto però si vede altro, si vede ancora la complicità delle bambine, della nostra compagnia, si vede l'amicizia e il tentativo di restare unite ancora un pò prima di andare verso quel periodo della vita che ci vedrà mogli e madri.
Le foto sono scattate sulla via Vecchi Pardini ancora sterrata, siamo in quattro: Alga, Lucia Rosa, Grazia ed io, un giorno di pieno sole; si vede la casa del Giangrandi ancora al suo posto, ancora con la sua rosa, si vede la capanna di Elvira ma, il nostro pratino viene separato dalla strada da un muretto dove la gamba di Alga si posa per tenere ferma la bici: cominciavano ad arrivare cancellate e cancellini, parte della corte si chiudeva. Noi siamo lì, unite, anche con le mani, a suggerire un patto mai scritto, mai detto ma evidente nei volti e nei sorrisi.
Anche qui siamo in quei primi anni '60. Ora non potremmo più vedere questo campo lungo, la zona della fossa e, in fondo, gli alti pioppi che precedevano il nostro fiume. E se non sbaglio s'intuisce anche la casina del Bisordi! Sulla sinistra si intravedono le villette costruite in quegli anni, sulla destra, non si vedono, ma ci sono, le case di Leonetto e Zelinda e quella di Albertina, e c'è pure il meraviglioso noce sotto il quale ci siamo conciate le mani di verde nel tentativo di sbucciare i suoi frutti freschi un lontano settembre. Siamo al limite ovest della corte. Io, Rosanna, Virginia, Patrizia, Paola e due bambini piccoli: erano i figli di Teresa e del Giannoni che per un certo periodo abitarono nella casa di Edilia. La bimba seduta al centro è Anna Maria, il fratellino Roberto è in collo a Virginia.

sabato 16 marzo 2013

Due foto del 1962, settembre. Nella prima siamo a Viareggio, forse al bagno Oceano, tre bimbe, Grazia, Mimma e Alga sull'altalena insieme a due ragazzi che si chiamavano Piero e Giuliano, ma io lo so soltanto perché l'avevo scritto dietro la fotografia.
La seconda porta scritto sul retro: Mimma, Grazia e Lucia sulla nave traghetto che ci porta all'Isola d'Elba. 12 settembre 1962. Era una gita del Priore, come si diceva. Anche se non era consentito ci siamo sedute sulla scialuppa di salvataggio che, chissà perché, ci attirava. Siamo poco più che bambine e abbiamo ancora un'aria sognante.

venerdì 15 marzo 2013


Oggi ho tempo e voglia e metto queste foto, anche per l'esplosione di gioia di tanta gente per l'elezione di Papa Francesco I.
 A S.Anna e quindi a Fibbiani, l'ho già scritto in questo blogghino, si seguivano i precetti della Chiesa e si vivevano molti momenti di religiosità: si andava alla messa la domenica e le altre feste comandate, ci si confessava, si faceva la comunione, i bimbi e le bimbe andavano alla dottrina, in corte si faceva il Maggetto e c'erano le processioni di S.Anna e del Corpus Domini che attraversavano, specie la seconda, molte vie della zona. In questa prima fotografia si vede, come si chiamava? eh, non me lo ricordo, una donna che regge uno stendardo, la strada è cosparsa di fiori (la fiorita) e tante donne su due file la percorrono cantando; hanno veli o fazzoletti sui capelli e i loro abiti migliori. Per aria fili pieni di bandierine di carta ci dicono che era festa grande. La bimba vestita di bianco è Brunetta, con le mani giunte: subito dietro mia madre. Siamo in via Cavalletti verso corte Fantoni. Primi anni '60.






Queste due foto che sono state scattate nel 1970 mostrano, di pomeriggio e di sera, l'altare che veniva montato in corte Fibbiani per la processione del Corpus Domini. Copriva quasi completamente la casa dove abitava Lucia Rosa, lei sa meglio di me dove venivano conservate tutte quelle suppellettili, la croce, i tendaggi, le tovaglie ricamate. Era l'ultimo o uno degli ultimi anni che venivano fatte le processioni a Sant'Anna.
Al molo di Viareggio, estate 1959, che sorrisi le femmine! Patrizia, Rosanna, Virginia, Mimma (anche lei Virginia) e Paola. Tra i 12 e i 16 anni: Patrizia con la coda di cavallo, Virginia con la passata, le altre capelli corti, costumi interi, Rosanna, con pudore s'è infilata una camicia. Ma chi è quel giovanotto in pantaloni lunghi e maglietta a strisce? Noi si chiamò l'inglese e non so dirvi di più. Io sono in piedi, con le gambe incrociate, un braccio intorno alle ginocchia di Patrizia e l'altro in diagonale con la mano sulla coscia opposta: che posa strana. Secca assai ma i fianchi si stavano allargando. Era uno dei primi anni che si cominciarono le calate domenicali verso il mare di Viareggio e si abbandonò il fiume.

giovedì 14 marzo 2013

E' sciupata in alto a sinistra ma tutte le bambine e la maestra sono ben visibili. Ogni anno in primavera veniva un fotografo a fare la fotografia alle classi. Sant'Anna, scuola elementare Giuseppe Giusti, sulla via Pisana, lato est dell'edificio.Qualcuna sorride, molte sono imbronciate. Siamo 32. Le ricordo tutte anche se alcune non le ho proprio più riviste. I cognomi specialmente erano fissati nelle menti dall'appello giornaliero della maestra, li metto qui, non in ordine alfabetico: Michelucci, Ballerini, Pollacchi, Lombardi, Saielli, Bavieri, Petri, Lattanzi, Pera, Bonturi, Paladini, Paradisi, Simi, Moneta, Manara, Zanni, Fava, Casini, Borelli, Marchese, Rindi, Cagnacci, Di Stefano, Scardovi, Ciampoli (era la coccolina della maestra). Non sono tutti ma insomma... Ricordo che in quei giorni nel cortile della scuola era fiorito il fior d'angelo e io me ne misi un rametto nei capelli. I fiocchi andavano ancora ma prevalgono i capelli corti. Una soltanto ha le trecce, la Lombardi, io sono tra lei e la Paladini col fior d'angelo appuntato con la molletta.

mercoledì 13 marzo 2013

Sono tornata un pò indietro perché ho trovato questa bella foto dove si vedono, in secondo piano da destra, mia madre, Noemi e la mia zia Fedora. I bambini sono Mimma e i cugini Brunetta e Dino. Siamo davanti alla casa degli zii Orfeo e Fedora (per un certo periodo molte domeniche le trascorrevo lì). Noemi la vedevo spesso ma non sapevo né so oggi che rapporto di parentela avesse con i miei zii. Le bimbe hanno i cappellini, Dino un bel paio di calzoni alla zuava con calzettoni a quadri. La casa si trova a Pontetetto, in corte Arrighini.

martedì 12 marzo 2013

Siamo quasi irriconoscibili, in quell'età che le bimbe cambiano in sei mesi e diventano ragazzine; ma il cambiamento non rispetta l'armonia e se ti guardi allo specchio non ti ci ritrovi e allora per un pò non ti ci guardi.Io e Patrizia, 12, 13 anni? I capelli corti da estate, che buffi però, quasi a darci una serietà precoce. L'angolo è quello della casa di Elvira, la porta a sinistra dava sul salotto di Irene che allora abitava lì. Dietro a noi quasi un cespuglio di zinnie, fiore molto in uso allora perché non aveva bisogno di niente o quasi. La finestrella a destra era quella della capanna di Elvira. Alla sua grata qualcuno attaccava un capo della corda che ci permetteva di fare l'altalena. "Fin-che-du-ra-fa-ven-tu-ra!"

lunedì 11 marzo 2013

Questa foto l'ho chiamata Babitagliata: qualcuno ha preferito riprendere piedi e scarpe invece dei visi delle fatine. Alga e Bernardetta si vedono abbastanza coi fiocchi e tutto, a me sono state tolte fronte e testa ma, purtroppo la Babi proprio non si vede per niente e, vi assicuro, è proprio una disdetta.
I maschi sono: al centro mio fratello Alfonso, detto Lolle o Lolli coi calzoni corti e un bottone nero ben evidente sulla patta, ai lati due giovanotti eleganti, Mauro e Giuliano, particolarmente sorridente.
Ma dove siamo? Al solito sullo scalino della casa di Elvira, certo sulla sera, si intuisce un flash, dopo cena.

domenica 10 marzo 2013

La foto non è bella, le persone sono male inquadrate ma si vedono molti edifici, alcuni per me interessanti. Io e Alga siamo vestite di bianco come Le figlie di Maria, da lì a poco saremmo dovute andare in processione e stiamo guardando sorridenti un angelino, forse Stefanino, un bimbo che guardava Dantina. Sempre lì, nell'aia di Elvira, un pezzo di pratino in basso a destra. A sinistra in alto una parte della casa dei Borelli, la prima villetta con la quale iniziò la scomparsa dei prati: ci sono molti panni stesi vicini, sono quelli di Teresa che continuò a tenere una striscia di campo che poi scomparve sotto una strada. Ma la casa che mi fa piacere rivedere, anche se non bene, è quella centrale, quasi inquadrata tra un pilone grigio e un'asta nera, quella dei Giangrandi. Perché non esiste più, fu distrutta, e con lei sparì la rosa, per far posto ad altri edifici come quello che si vede in fondo e che sembra minacciosamente avvicinarsi.Quel periodo fu anche quello della scomparsa dell'acqua del Fossetto e della riduzione a fogna della fossa dove avevamo sguazzato, pescato ranocchi e levato bignatte dalle gambe. Amen

sabato 9 marzo 2013

Sembra storta, vero? Avevamo macchine fotografiche mica automatiche! Bisognava cntrollare tutto e facilmente le foto non venivano perfette. Qui siamo io e Lucia Rosa sempre sul pratino, sempre davanti casa di Elvira, sono andata un poco avanti nel tempo, già frequentavamo le superiori, lei l'istituto tecnico, io le magistrali. Sdraiate a pancia in giù sorridiamo e davanti a noi una pila di libri ci ricorda che dobbiamo studiare. Ma che bello studiare, un privilegio era, non un obbligo. Davanti alla porta di Elvira ci sono dei bastoni appoggiati al muro e un mucchio di...penso siano le bucce dei fagioli messi a seccare e poi battuti per farne uscire i semi. Il sole inonda il lastrico e i muri della casa e accarezza i nostri visi, i libri e l'erba del pratino

giovedì 7 marzo 2013

E' il giorno della prima Comunione, allora si faceva sui sei anni, insieme alla Cresima, siamo lì su quelle panche e sembriamo preoccupate e comprese nella cerimonia, io chiudo gli occhi al flash del fotografo, Lucia Rosa li spalanca, abbiamo le mani unite in preghiera e i vestiti bianchi sono bellissimi. E che dire delle acconciature? Ognuna un cappellino diverso dall'altro col velo a coprire, ma mica tanto, i capelli che nei giorni precedenti le pettinatrici avevano torturato. Alla mia destra Lucia Rosa che fece la prima Comunione un anno prima; riconosco Lia e Paola, anche le altre ma non ne ricordo i nomi. Dietro le mamme elegantissime con cappellini alla moda: Fosca e mia madre superano tutte in fantasia.

Queste rose profumate del mio giardino per tutte le donne del mondo. Buona giornata a tutte.
Ed ecco il celebre pratino, piccolo, sì, ma sempre frequentato soprattutto molto usato per le fotografie. Sullo sfondo c'è il lastrico di Elvira e parte della sua casa, sulla sinistra un pezzo della casa di Leda, Adolfo e Beppino.Ma i personaggi immortalati sono ben più importanti! Le due bimbe che iniziavano a diventare signorine (si vede da quel certo non so che) coi capelli corti e vestiti sbracciati da estate sono Mimma che si piega per non essere più alta del maschio abbracciato e Grazia, ormai senza le bellissime trecce. Il maschio nel mezzo è Piero, Piero Tapa, con i pantaloni lunghi e la camicia, e con la struggente aria degli adolescenti che stanno per diventare grandi e che lo vogliono. Dietro a noi chi ci può essere a fare le corna e a disturbare questo chicchino di foto? Sì è proprio Sandro in calzoncini corti e canottiera che è ancora un bambino.

mercoledì 6 marzo 2013

Per dare un pò di speranza di primavera in questo giorno grigio e umido mi è venuta in mente questa foto scattata la primavera-estate scorsa: un campo vicino a casa mia pieno di "manine di Gesù", così si chiamavano i lychnis, mi sembra siano loro.
Eh, sì sono io la piccinina con cappellino, scarpette e calzini bianchi e un vestitino vaporoso. Mia madre tiene in braccio Brunetta da poco nata e, penso, battezzata in quel giorno. Per la mano tengo mio cugino Dino coi calzoncini corti. E' estate e siamo a Pontetetto.

martedì 5 marzo 2013

Ancora Carnevale ma vestita da Pierrot, un Pierrot allegro, senza lacrimone sul viso, cambiata assai, sui 10 anni, la storica "ritrosa" sulla fronte. Sono con Brunetta, vestita, beata lei, da fatina un pò imbronciata. Il luogo non è riconoscibile ma un pò squallido. Chi mi avrà messo quella mano quasi a toccare l'appendice?

domenica 3 marzo 2013

La Tabernella...o si schicchera o si sfrittella... Era l'ultimissimo giorno di Carnevale e s'andava alla tabernella... Non so dirvi il significato di questa festa ma è certo che a Monte San Quirico c'erano banchetti che vendevano chicchi, frittelle e ogni altro ben di Dio e mia madre non si perdeva l'occasione. Mi tiene per mano e sono ancora vestita da contadinella come nella foto di ieri, forse la gonna è diversa, avrò un anno di più. Con noi ci sono i miei cugini di Pontetetto: Brunetta, anche lei vestita da contadinella e Dino, il cow-boy accompagnati dalla mia amata zia Fedora. La bellezza di questa foto è nello sfondo, il ponte S.Quirico senza gli aggiustamenti fatti nel tempo, e tutta quella gente che lo sta attraversando, in un senso o nell'altro; sotto il ponte il nostro Serchio scorre tranquillo e, in lontananza, le Pizzorne sovrastate da un cielo lattiginoso. Era senz'altro freddo.
Sono io, forse avevo 6 anni? Dietro la fotografia non c'è data: c'è scritto solo Piazza San Michele, Carnevale. Che visino paffuto e sorridente questa contadinella! La borsetta dei coriandoli nella mano destra e la bella trombetta nella sinistra. Deve aver fatto le smorfie il fotografo per farmi ridere perché ricordo con esattezza che per me andare a Lucca non era piacevole da piccolina. I palazzi erano troppo alti e inquietanti, l'atmosfera grigia e non conoscevo i bimbi e le bimbe che si mostravano travestiti nella piazza. Ma era tradizione e la foto lo testimoniava. Sono sopra il monumento a Francesco Burlamacchi che avrei conosciuto molto più tardi e mi avrebbe dato una misura delle contraddizioni della mia città. Le sue Mura la chiudevano e l'aprivano a un tempo verso il mondo. Ah, dimenticavo, il mio travestimento era stato cucito completamente da mia madre.