sabato 27 aprile 2013

Iris
Glicine
Ricotta
Peonia arborea
Aquilegia
Spirea

Messi un po' così come è venuto ecco qualche fiore del mio giardino che non scherza mica!
E quale giorno migliore del 27 aprile per guardare fiori. Vi ricordate di Santa Zita?


giovedì 25 aprile 2013

Ieri si ricordava la liberazione dell'Italia dal nazifascismo, quel 25 aprile 1945 che ci portò il voto alle donne, una repubblica e una costituzione. Io sono nata proprio il giorno della firma della Costituzione italiana, potrei non amarla? Potrei non ricordare il sacrificio di tanti uomini e donne che volevano un mondo migliore?
Chi fa un giro di Mura vedrà una coroncina d'alloro sotto una lapide che ricorda due giovani: Luciano Tonelli e Vasco Braschi uccisi nel settembre 1944: ieri un piccolo corteo l'ha messa lì, sopra Porta Santa Maria, in segno di rispetto e di riconoscenza.
Stamani quest'aggeggio non mi inserisce foto, proverò un'altra volta.



mercoledì 24 aprile 2013

E anche il mio giardino non scherza: acqua avuta, freddo avuto, ora sole e temperature buone fanno esplodere i fiori.
Una rosa deliziosa, la dimorphoteca, le ricotte della nostalgia e un iris in boccio che vedrò sbocciare per la prima volta (e lo farò vedere anche a voi).

martedì 23 aprile 2013


In questi giorni ho preparato le semine dei fiori dell'anno scorso, fiordalisi, delphinium, flox, godezie, nigelle eccetera eccetera. Poi ho continuato le mie passeggiate sulle stradine rimaste per miracolo qui nei dintorni di casa. Se devo proprio passare dalle strade asfaltate lo faccio a malincuore e in genere taglio dai campi e qui ce ne sono in quantità. In molti è stata già tagliata l'erba e non vi dico la soddisfazione di camminare incontro al sole del mattino con l'odore del fieno nel naso; in altri ancora ci sono erbe e fiori, così alti per via della pioggia che quest'anno non è proprio mancata. Dove l'erba è alta cerco di andare ai lati del campo per non pestarla troppo ma a volte li attraverso e mi sembra di stare nei campi elisi. Stamani ho trovato un campo di orchidee selvatiche, non esagero, erano così tante che mi muovevo con cautela per non pestarle. Metto qualche foto ma sono consapevole che la visione non è uguale a quella dei miei occhi.

 

martedì 16 aprile 2013

E' ormai più di un anno che scrivo di persone, di cose e di altro ma ancora non so come continuerò... beh, non è che le idee mi manchino, solo vorrei trovare un filo che le leghi e le renda leggibili. Certo il punto d'inizio è stato quello della corte e non può cambiare, resta sempre per me partenza e arrivo ma si può declinare in tanti modi. Ci penserò con calma e in ogni caso vedrete ancora foto di piante e fiori....

lunedì 15 aprile 2013

E ancora fiori perché lo meritano e mi danno tanta gioia.



Parlano fra loro i tuli, tuli, tulipan....

domenica 14 aprile 2013

Finalmente! Godiamoci queste giornate e guardiamo i fiori contenti.

  Uno dei miei lillà.

I butti tenerissimi dell'uva fragola














I fiori del ciliegio

giovedì 11 aprile 2013

Il periodo delle Magistrali fu la conquista di una visione del mondo e di noi stesse: si cominciava a analizzare i fatti, non come prima che accadevano e così venivano accettati.. no, ci si ragionava sopra, ci si chiedeva il perché e inconsapevolmente uscivamo dallo stato di bambine. Ma il precedente stato, quello che altre volte ho chiamato "l'età felice" (anche riferendomi al titolo di un libro di un'autrice nordica) era durato a lungo e aveva preparato una base solida per il cambiamento che fu graduale, tenero e appassionato. A un certo punto non vuoi più essere bambina.
A proposito, vi ricordate del vecchio banco di legno nero dentro il quale eravamo incastrate Roberta ed io?
Una mattina, stufe di protestare giornalmente con professori e preside decidemmo il da farsi: ci sedemmo e durante la ricreazione si cominciò a farlo dondolare avanti e indietro con forza finché un crac ci avvertì che la cosa era fatta. Il banco si schiantò e anche noi due, dalle risate.

mercoledì 10 aprile 2013

C'era, con Roberta un'intesa fatta di sguardi, di gesti, di movimenti, quasi un parlarsi senza parole.
Insieme abbiamo letto uno dei primi settimanali femminili che parlavano in maniera quasi angosciante dei rapporti sessuali: ci si mise sedute sopra una panchina vicino alle Mura, era quasi buio e si usciva da una di quelle lezioni pomeridiane di didattica che non ci sono mai servite a niente; invece di andare a prenderci un pezzetto di pizza e una gazzosa da Felice, decidemmo di guardare quelle immagini e di leggere quegli scritti.
Facemmo male sicuramente perché tornammo a casa tristi e sconsolate, noi si pensava all'amore in modo romantico e non leggemmo più quei giornali, non ci credevamo che potesse essere così. Preferivamo ancora innamorarci "a sole".

martedì 9 aprile 2013

Fu quella una gita molto bella; come accompagnatore avevamo anche il professor Giuliano Foggi che è stato per me, ma anche per molti di noi, importantissimo scoperchiatore di di menti.
Mi ricordo che sul pullman, al ritorno si cantava "Michele" e "She loves you",: anche i Beatles ci trasportavano alla ricerca di qualcosa d'altro che, ancora poco preciso, si svelava andando avanti, ascoltando il mondo e studiando.
 Roberta mi aspettava la mattina, in via S.Paolino, dove abitava, insieme andavamo verso la scuola passando sempre dal Vicolo della Minerva per lasciare la bicicletta al posteggio della mia zia Viola.
 Mi piaceva il nome del vicolo, una breve strada che inizia con una curva stretta e si apre, ma per poco. Le case che lo formano non hanno porte su di lui, forse una?. A volte passo ancora da quel vicolo e ritrovo le sensazioni di allora, soprattutto quelle di silenzio, estraneità e solitudine. Dopo un breve tratto di via di Poggio io e Roberta si entrava tra la gente e tutto ciò finiva. Con Roberta, tuttavia quelle sensazioni potevano permanere anche nelle altre vie, chiuse com'eravamo in una bolla nostra a cercar di capire la vita.

lunedì 8 aprile 2013

Per il momento chiudo la parentesi dei fiori che sono diventati da diversi anni una delle mie soddisfazioni.

Dicevo che le bimbe della corte erano cresciute e avevano preso ognuna la sua strada, compiendo scelte e dipanando il filo della vita. A un certo momento non ci si vedeva quasi più, o poche volte: il lavoro, la scuola, l'amore e nuove amicizie ci facevano percorrere altre strade ma questo allontanamento avvenne, secondo me, senza strappi, in maniera naturale, come conseguenza della nostra crescita.
Alle superiori avevo diviso il banco (ancora un vecchio banco di legno, tinto di nero, che conteneva a fatica due normali corpi di ragazza) con Roberta. Da molti anni Roberta non c'è più, oggi metto questa foto che ci vede insieme con altri compagni di classe a una gita di classe. Sullo sfondo c'è il lago Trasimeno.
Eccoli qua da sinistra Davini, Montone, Mori, Roberta Lenzi, Silvana Evangelisti, Io, accucciato Ricci, lontana guardando l'orizzonte una ragazza di cui in questo momento mi sfugge il nome, ma lo so.

domenica 7 aprile 2013


Questa è un'orchidea spontanea che da qualche primavera ho scoperto in due dei campi che costeggio o attraverso nelle mie passeggiate.
Ancora resistono fiori nei nostri campi e d'ora in avanti è una meraviglia vederli. Io conosco i posti dove a seconda delle stagioni varie piante crescono e nobilitano anche spazi deteriorati o trascurati da tempo. E le vado a trovare come si andrebbe a salutare gli amici.

sabato 6 aprile 2013




Dentro casa, invece, le orchidee hanno dato il loro meglio, un bel tralcio di fiori che rasentano la perfezione (proprio per questo non amavo troppo le orchidee) e che mi sono state regalate da qualche anno. Stanno sempre sopra una finestra esposta a sud ma riparate dal sole diretto per mezzo di tendine.





Questa è un'altra orchidea, più grande, più chiara e tigrata, lei ha due rami con bocci e fiori.
Ne ho anche altre che hanno già fiorito o stanno per farlo.
Vi devo dire, però, che amo di più altre piante, spontanee o meno che stanno fuori casa, sopportano il freddo, il caldo, l'asciuttore e ti fanno la sorpresa quando vai in giardino.

venerdì 5 aprile 2013





Questo è il primo tulipano sbocciato, è nel mio giardino da qualche anno, non si è sgomentato di tutta la pioggia che è caduta e ha deciso di aprirsi.







Questo è l'elleboro, una varietà coltivata di un colore scurissimo che come pianta è spontanea nei nostri boschi ma bianca-verdastra. Ha penato assai ma alla fine i fiori si sono aperti.


E questi sono narcisi meravigliosi che stanno, per fortuna, colonizzando uno spazio del giardino e profumano l'aria insieme ai loro fratelli, cugini, insomma parenti. Si vede il loro biancore anche di notte.

Bene, vi ho messo qualche fiore per rendere più allegra la giornata visto che il sole non riesce ancora a prendere il sopravvento.

giovedì 4 aprile 2013




 Eccola, finalmente, la camelia che faceva bocci che non sbocciavan mai! Si è fatta perdonare l'attesa di due anni e ora dà il suo meglio. Me la regalò Silvia, sorella di Andrea, marito di Lucia, figlia di Nello e Milietta. Era una camelia, diciamo così, sperimentale e cominciò a crescere e molto presto, un'inverno fa, mise dei bocci grossi ma quasi "incartati" tanto che non si poteva nemmeno distinguerne il colore. Venne la neve, venne pioggia, venne vento e anche il sole ma i bocci niente, restavano lì e non sbocciavano.



Quest'inverno solito inizio, grossi bocci che, però, a un certo punto lasciavano intravedere un che di rosa. Non ci credevo ma dopo tanta acqua, nella prima giornata di sole e di meno freddo ecco aprirsi il fiore, un boccio rosso che è diventato rosa acceso, con tanti petali che virano sul chiaro.





La pianta è ancora piccola, come vedete. In alto a sinistra si vedono due bocci "incartati" che ora, in questo momento, il 4 aprile 2013, stanno aprendosi per mostrare la loro bellezza.
Spesso le cose belle vanno attese con pazienza, poi arrivano.

martedì 2 aprile 2013

Ma si cresceva, si facevano nuove amicizie a scuola e sul lavoro, si entrava in "nuovi giri", e la corte non era più così necessaria: erano le piazze che ci accoglievano, le vie strette di Lucca dove si respirava l'aria umida e muffita che usciva dalle cantine sotto ai palazzi seri e muti, erano i cinema pieni di fumo, erano le stanze delle "festine" dove raramente ci si divertiva e dove si conoscevano ragazzi e ragazze strani e, spesso, antipatici ma, ancora per qualche tempo, si organizzavano feste dell'ultimo dell'anno e di carnevale nelle case di Fibbiani o di Pannero quasi a prolungare un mondo dove s'era state bene e che se ne andava. A un certo punto, si sa, bisogna uscire di casa, bisogna uscire dalla corte, occorre rifiutare la tutela che ci hanno offerto, abbandonare quelle persone che ci avevano visto nascere nei letti matrimoniali e vivere i nostri primi anni, che ci avevano rialzato e consolato dopo una caduta, che avevano raccolto e sparso fiori davanti alla nostra casa per la prima comunione. E così facemmo.

lunedì 1 aprile 2013

Per una strana coincidenza, quarantanni dopo quella fotografia che ritrae quei giovani in bici e sui prati nasceva il mio primo figlio, Jacopo.
Beh, torniamo a noi, ai giorni dell'età felice.
Quando cominciammo a studiare alle superiori o, molte di noi, a lavorare, ancora per qualche anno godemmo di quel tempo leggero ma si intuiva che sarebbe cambiato... Ci vedevamo ancora dopo pranzo e il sabato pomeriggio si andava a Lucca, su e giù per via Fillungo, a vedere e a farci vedere, un pò, ma poco, truccate, la lacca sui capelli, qualche goccia di profumo sui polsi e dietro le orecchie, a volte quegli orribili fondotinta sulla pelle del viso e qualcuna anche il rossetto. Si guardavano i ragazzi e spesso ci innamorammo "a sole", così si diceva, e com'era bello scegliere un bel ragazzo e amarlo con la fantasia, aspettando un nuovo giro a Lucca per rivederlo! Ma camminare lentamente tra tutta quella gente (quanti giovani, allora) dopo un pochino ci stufava e ci si rifugiava dal Pera, in via Santa Croce: lì in quel bar pasticceria due sorelle alte, attempate e non proprio cordiali ci servivano, se inverno, una bella tazza di cioccolata con panna che gustavamo fino all'ultima goccia chiacchierando e ridendo.