martedì 2 aprile 2013

Ma si cresceva, si facevano nuove amicizie a scuola e sul lavoro, si entrava in "nuovi giri", e la corte non era più così necessaria: erano le piazze che ci accoglievano, le vie strette di Lucca dove si respirava l'aria umida e muffita che usciva dalle cantine sotto ai palazzi seri e muti, erano i cinema pieni di fumo, erano le stanze delle "festine" dove raramente ci si divertiva e dove si conoscevano ragazzi e ragazze strani e, spesso, antipatici ma, ancora per qualche tempo, si organizzavano feste dell'ultimo dell'anno e di carnevale nelle case di Fibbiani o di Pannero quasi a prolungare un mondo dove s'era state bene e che se ne andava. A un certo punto, si sa, bisogna uscire di casa, bisogna uscire dalla corte, occorre rifiutare la tutela che ci hanno offerto, abbandonare quelle persone che ci avevano visto nascere nei letti matrimoniali e vivere i nostri primi anni, che ci avevano rialzato e consolato dopo una caduta, che avevano raccolto e sparso fiori davanti alla nostra casa per la prima comunione. E così facemmo.

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