mercoledì 22 maggio 2013

Mettendoci con le spalle a ovest, in via Vecchi Pardini, all'altezza delle case dei Mencacci la visione non è tanto drammatica... Si vedono le case della corte, a destra e a sinistra, sempre le stesse, o meglio trasformate e certo anche migliorate, chiuse in corticelle e giardinetti con cancellate e cancellini, senza più nessuna parte in comune. Non più lo spazio davanti alla casa di Edilia e degli altri dove abbiamo giocato in un grosso cerchio allo sculaccione nelle notti d'estate e abbiamo catturato lucciole da mettere sotto il bicchiere, dove abbiamo visto il cielo stellato perfetto e le scie delle stelle comete; non più il pratino di Adolfo e l'aia di Elvira dove disegnavamo con pezzi di mattone il Mondo e a gamba zoppa si raggiungevano le caselle numerate stando attente a non pestar le righe, non la felice casa dei Giangrandi e la mai scordata rosa che rampicava su una murella. Così è la vita si consolava uno scrittore che amo...

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