giovedì 13 dicembre 2012

Sergio, il fratello di Lucia Rosa, ha scritto un ricordo della corte che ora trascrivo.
"La casa dei Peschiera era posta fra l'incrocio di via Boboli con via Vecchi  Pardini. L'ingresso della casa era dalla corte. Si entrava direttamente in una piccola sala con al centro un tavolo. Alla sinistra stava seduto sempre il vecchio Peschiera; non ricordo più come si chiamasse. Comunque tutti lo chiamavano Miseria Cane perché questo era un intercalare che lui adoperava almeno ogni tre parole e per noi ragazzi era una grazia di Dio perché in corte Fibbiani tutti gli uomini e anche le donne bestemmiavano. Il vecchio Peschiera se ne stava lì seduto a rimettere insieme qualche vecchio grammofono a manovella (quelli con il trombone). Sempre sulla sinistra ma in fondo alla sala, attraverso tre scalini si accedeva ad un ripiano semicurvo dove, appoggiata alla parete avresti trovato Emma, la servetta di casa, dal carnato scuro come Santa Zita. Emma stava lì in silenzio, anzi il più delle volte dormiva in piedi e faceva il calcetto. Quest'ultimo, contrariamente a quello che si intende oggi, era la fabbricazione dei calzini che Emma faceva, non ho mai capito come, con cinque ferri. La cosa più sorprendente è che lavorava anche mentre dormiva. Vittorio, figlio del Peschiera, aveva un cane da caccia, un gordon nero e marrone di circa ottanta chili, ben addestrato come del resto tutti i suoi cani e ogni tanto diceva:- Tom, sveglia Emma!- e Tom si alzava e con le sue enormi zampe aggrediva la servetta la quale anche per restare al gioco urlava e faceva finta di avere paura. Questo si ripeteva quasi tutti i giorni finché non successe il fattaccio: quella volta Emma perse l'equilibrio, cascò dagli scalini e si troncò un braccio. Fu subito portata da Giulia che era la donna che rimetteva a posto le troncature; stava a Sant'Angelo e bastava andare da lei con due coppie d'uova: una per fare la chiarata con la stoppa e il chiaro d'uova e l'altra era il ricompenso del lavoro svolto. In quel mese che Emma dovette stare con il braccio al collo tutti in casa si accorsero quanto fosse stata utile e naturalmente cessò lo scherzo del cane."

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