lunedì 18 febbraio 2013

Le redole

Che nome strano e bello e inconsueto
per quei sentieri piccoli e sterrati
che, sparsi d'erba intorno, ben pestati
portavano dovunque per i prati.
Forse l'avevan fatti gli agnellini che il pastore portava a pascolare
in altri tempi, lontani da quel tempo
che ci vide percorrerli contenti
con niente in mano e con il viso al vento.
La redola che più mi viene in mente
portava, più veloce che la strada,
alla chiesa, e da dietro ci arrivava.
Si percorreva via del Tirassegno
verso sud e arrivati a Bonturi
a sinistra s'andava, verso un posto
silenzioso, magico, nascosto.
Lì un boschetto, un canneto o qualcos'altro
faceva quasi alla stradina un tappo
che la chiudeva, sì, ma tu sapevi
che di là oltrepassar potevi:
entravi allora dentro quel fogliame
attenta e svelta a spostarne le rame,
come inoltrarsi dentro a una foresta,
tenendo fermo il fiocco sulla testa.
Ma i piedi eran sicuri sul sentiero,
antico e saldo,
redola,
davvero.


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