domenica 13 maggio 2012

Casa alta: in cima, due stanze e un ballatoio, ci stava Grazia, figlia unica di Gina e Beppino, chiamato Tomaia, tuttofare della Lucchese, piccolino, simpatico, ironico. Gina va alla Manifattura, è una donna grande, alta, curata, sa di rossetto e varichina; Grazia è piccolina (Grazzina, ma non lo vuol sentire), magra con due grosse trecce che ordinano una capanna di capelli color tiziano.Un acquaio, nella cucina che si allarga in un salotto ordinato e pulito, non ha lo scarico e l'acqua viene inviata a un secchiello che va portato in corte e svuotato.
Il piano terra e il primo erano abitati da Vittorio e Ilva, sposati dopo un lungo fidanzamento e che misero al mondo due figli, Luciano e Luca, solo il primo ha giocato un pò con noi, Luca era troppo piccolo. Vittorio allevava e guardava cani, da caccia penso, lo ricordo sempre accompagnato da loro e anche gli ultimi suoi anni di vita, annebbiato da una malattia che taglia i ricordi ha comunicato con i suoi cani. Ilva faceva di tutto, in casa non soppravviveva un filo di polvere, il mangiare pronto e diversificato a tutte le ore, cuciva come quasi tutte le donne, allora, ed era brava a far punture. Con loro, fino alla morte, abitò Nella, madre di Ilva e sorella di Gina, anche lei era stata sigaraia, era alta, imponente, curatissima e profumata, parlava con voce sorridente e bassa, era quasi completamente sorda.

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