giovedì 2 agosto 2012

Clorinda.
Quasi sempre di sfuggita, quasi sempre da Dantina, arrivava questa  figurina, magra, capelli bianchi, vestita di nero, un viso quasi sfocato, voce sottile e veloce. Passava di lì e veniva a cercare la figlia Minerva che ricamava federe e lenzuola nella casa di Dantina.Non so quanti anni avesse, per noi era vecchia, ma l'ho vista lavorare di lena in corte, sotto il sole, seduta col suo strumento di lavoro, strano e antico, con un braccio rotondo provvisto di spunzoni e che si muoveva avanti indietro sfacendo boccoli di lana giallastra. Era la lana che riempiva i nostri materassi (ce n'erano sempre fatti di "vegetale") e che periodicamente veniva arieggiata, lavata e resa soffice da quello strumento oppure se era poca (quella contenuta in un guanciale) anche a mano. Un' immagine, quella di Clorinda al lavoro, rimasta nei miei occhi come la fotografia di un tempo lontanissimo, silenzioso e già perduto allora.

1 commento:

  1. Lo strumento di cui parli si chiamava lo scardassatore e sfaceva i nodi della lana. Ce l'aveva anche Elena la materassaia che stava al Magro al deposito del tram e sfaceva la lana all'aperto d'estate e in quelle stanzine che ora sono i garage nel periodo freddo. Era un punto di ritrovo e di aggregazione per tutti.per tutti

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