mercoledì 1 agosto 2012

Persone.
Voglio iniziare da quelle che nella corte non abitavano ma che la frequentavano per varie ragioni.
Inizio da Boccio.
Boccio era imbianchino, dietro alla bicicletta aveva un carrettino sul quale teneva le varie tinte e quei piccoli rulli di gomma lavorata provvisti di un manico che faceva girare su e giù per decorare con fiori e disegni di ogni genere le pareti delle case. Aveva anche altri ferri del mestiere ma non saprei elencarli. Veniva nelle case in estate e rinfrescava le stanze con i suoi colori tenui. La novità di avere in casa per tutto il giorno l'imbianchino ci rendeva curiosi e Boccio era sorridente e parlava coi bimbi quindi spesso eravamo tra i suoi piedi; così, per mandarci fuori a giocare, ci raccontava che la giornata era molto calda e dovevamo andare in farmacia a comprargli un pò d'ombra di campanile oppure ci diceva di averci trovato un lavoro in Africa: raddrizzare le banane. Ero stupita di queste parole che non sapevo se credere o no ma il risultato era che uscivamo di casa. Era merce rara l'ironia e i bimbi l'apprezzavano confusamente come qualcosa di fantastico.
Un anno ricordo che entrò in casa dicendo: Mah, pullover, barattoli, uomini vivi, uomini morti... e si riferiva alle canzoni che cominciavano a essere in voga al posto di quelle, diciamo così, tradizionali. E lo diceva come se, in effetti, quasi quasi apprezzasse il cambiamento. Boccio era un uomo alto, moro, un viso aperto e cordiale, simpatico. Che il suo nome era Umberto l'ho saputo dalla sua tomba.

Nessun commento:

Posta un commento