Il Moro
Dava un'impressione di forza e vitalità, era moro di capelli e di pelle, abbronzato per il continuo lavoro nei campi che erano tanti e vasti. A torso nudo, muscoloso e snello passava col suo trattore, quasi tutt'uno con quel rumoroso macchinario a volte provvisto di botte nella quale trasportava perugino da spargere nei campi, era sempre sorridente, non mi ricordo fosse uomo di tante parole ma sembrava contento del suo lavoro faticoso. Stava al Magro, in una bella corte abitata quasi tutta o tutta da persone della sua famiglia. Ora, a nord di quell'abitato hanno da tempo costruito un gruppo consistente di case, alte che levano la visione dei campi e delle pioppete del fiume. L'hanno chiamato Ai Magri, chissà perché, io sapevo che di magri ce n'era uno solo. Contadini ne erano già rimasti pochi e vecchi, il Moro era giovane, esprimeva la potenza del lavoro fisico, l'unico altro uomo che lo poteva somigliare era Leonetto.
In corte Magro ci ho passato gran parte dell'infanzia perchè la zia Geni, che mi ha allevato, stava in una casa adiacente a Corte Magro. In corte ci abitavano le famiglie Giuntini, Lutri, Marchi.
RispondiEliminaPer quel che riguarda il Moro è ancora vispo e lavoratore nonostante l'età.
Mi ricordo poi che sopra la botte del perugino ci stava Vincenzino, cognato del Moro, seduto bello diritto, che mi dava l'idea di un soprammobile, messo lì e dimenticato.
Nella famiglia Giuntini c'era Drea, che è andato a caccia in Pingano fino che non è morto vecchissimo. Aveva sulle spalle una pertica lunghissima con tutte le gabbiette da richiamo attaccate e ogni volta che partiva, col passo sempre più lento diceva "'un c'è più nulla" e raccontava del tempo in cui c'era tanta cacciagione.
L'ho presente anch'io Vincenzino che rideva sempre lì seduto come dici te, non ricordo Drea colle sue gabbiette ma due ragazze circa della nostra età.
EliminaLe ragazze dovrebbero essere Roberta e Renza che abitano sempre in corte Magro
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