sabato 8 settembre 2012

La Meri e la Geni
Chissà perché,  ma la Meri la ricordo sulla porta di casa. Rispetto alla sorella (la Geni) era molto più sedentaria, stava in casa e badava al Torselli e a Carla, l'unica figlia che faceva la sarta. Meri era già bianca di capelli, un viso fresco, però, che portava due occhi chiari e sorridenti, non l'ho mai sentita litigare né alzare la voce. Mia madre diceva che la Meri stava come un bicchierino sciacquato, attenta a tutti i venti perché era delicata di salute e questo veniva attribuito al parto (una cosa di molti e molti anni prima se era stato quello per mettere al mondo Carla). La Geni, al contrario era sempre in movimento, lei abitava al Magro e si spostava con la bicicletta, ecco io vedo la Meri immobile sulla soglia di casa e la Geni in bicicletta: una ferma, l'altra in movimento. Di queste due donne potrebbe dire molto di più Lucia Rosa: erano le sue zie.

1 commento:

  1. La zia Meri aveva avuto la pleurite di parto, nel 1928, e a forza di stare "sciacquata come un bicchierino" ha sotterrato tutti e dodici i suoi fratelli e sorelle, compresa la zia Geni che era una roccia! D'inverno la Meri non metteva mai fuori il naso, neppure per scuotere la tovaglia, così la gente del vicinato nel pomeriggio le andava a fare compagnia. A casa della Meri si sapeva tutto; c'era uno scambio di informazione e di pettegolezzi eccezionale, si sapeva tutto di tutti. Al secondo piano c'era la sartoria della figlia Carla che era una sarta bravissima e anche lì era luogo di ritrovo ma per più giovani.
    Erano tante le persone che bazzicavano in sartoria e la settimana di ferragosto, quando chiudeva,si andava tutti al fiume, eravamo così tanti che in via Vecchi Pardini pareva passasse la processione.
    La zia Geni andava sempre in bicicletta, aveva il grembiule e delle chiavi enormi in tasca che facevano tanto rumore così che la sentivamo arrivare già prima che entrasse in corte e dicevamo:"ecco San Pietro!" Aveva sposato Amleto o Ameleto come lo chiamava lei, un vedovo con un figlio, Moreno che morì disperso in Russia. Sposò a 39 anni e non riuscì mai ad avere un figlio suo e questo le rimase sempre alla gola tanto che per la festa di S. Anna veniva alla Messa ma non in processione; "andateci voialtre che v'ha favorito" diceva a me e a mia madre. La zia Geni aveva un carattere forte e combattivo, ti diceva sempre in faccia quel che pensava, senza tanta diplomazia. Si occupava e preoccupava di tutti ma con il giusto distacco tanto che diceva sempre a mia madre, che era proprio l'opposto, "o Foschina, io largone, ma come s'ha a fà a pigliassela per tutti!" Mi ricordo che dopo aver fatto una nottata a suo fratello Pietro, la zia Dina, per ricompensarla, le regalò un paio di ciabatte e lei gliele tirò sul tavolo in malo modo dicendo che per fare una nottata a suo fratello non voleva essere pagata.La zia Geni aveva lavorato in filanda ma le marchette non gliele avevano attaccate, Amleto vendeva i piatti alle fiere ma le marchette non c'erano così pensioni non ne avevavo e vivevano dell'affitto di una casa. Dopo la morte del marito fu fatta la legge della pensione sociale con la quale potè vivere dignitosamente. Le arrivarono 480.000 lire di arretrati che erano tantissimi e 40.000 lire mensili di pensione. Un giorno chiese a mio fratello chi fosse stato là a Roma che aveva fatto la legge della pensione. Mio fratello le rispose: "il ministro Brodolini che ora è morto"
    Passato un po' di tempo la zia disse a Sergio:"'un sia per rimprovero ma io a Brodolino tutte le sere gli dio le requie" e Sergio:"non lo so se ne fa caso, era comunista!" "Che le vogli o che 'un le vogli, io le requie a Brodolino gliele dio tutte le sere!"
    Questa era la zia Geni, una donna in bicicletta che veniva dal Magro a Fibbiani cantando a squarciagola "Mira il tuo popolo" accompagnato dal tintinnare delle chiavi in tasca

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