martedì 18 settembre 2012

Verso Pannero
Questo era uno spostamento non proprio quotidiano ma andavamo in quella zona da sole, senza accompagnamento di adulti. Prima di arrivare a Pannero, per un certo periodo (mesi?) una villetta era abitata da un ragazzino di nome Marco che era, mi sembra, figlio unico, e abitava lì provvisoriamente al seguito della famiglia (non so che lavoro facessero il padre e la madre). Forse, passando dalla strada il ragazzino ci vide, dal giardino di fronte a casa, forse ci salutò e anche noi lo salutammo, fatto sta che diverse volte siamo andate in quella casa a giocare, eravamo mi sembra in tre. Marco era molto gentile e calmo, diverso dai nostri amici di corte; una volta ci portò in casa e, scesi alcuni scalini, entrammo in una grande stanza piena di giochi, con un tavolo dove lui aveva disposto il Monopoli. Mah, che gioco era quello? Nessuna di noi l'aveva mai visto e, a parte tirare i dadi, che ci sembrava simpatico, comprare e vendere case e palazzi ci sembrava insolito e noioso. Non si giocò più con quel gioco, lui si rese conto del nostro imbarazzo, ma ci divertimmo molto coi tappini delle bibite dove avevamo attaccato i migliori ciclisti del tempo: io avevo Magni, mi sembra di nome Fiorenzo. La pista era il perimetro della casa, liscio e ideale per far scorrere i tappini. Un ricordo molto tenero che ho di Marco è il dono che mi fece di una delle prime fragole del suo giardino: mi fece sentire una regina, perché mi aveva scelta. Molto presto non lo vedemmo più, si era di nuovo trasferito.

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