lunedì 17 settembre 2012

Piccoli spostamenti quasi quotidiani dalla corte
Il nostro spazio quotidiano era la corte, erano le case, le capanne, il pratino, il murìcciolo, la fogna su via Boboli ma ci spostavamo spesso da questi confini, poco più in là, certamente, a tiro di voce delle mamme ma comunque ci sembrava di andare lontano evitando gli occhi della gente, senza adulti intorno (non che ne fossimo coscienti). Un posto era la fossa, acqua pulita, con erbe e piante verdissime che nascondevano girini e bignatte: in genere la raggiungevo da uno stradello dietro la casa di Elvira ma si poteva andare anche dall'orto di Edilia che però aveva un cancellino. Ci mettevamo a sedere sui bordi o sulla tavola di legno di Adolfo con i piedi che sfioravano l'acqua e restavamo a guardare il suo scorrere, i giochi che faceva con le erbe lunghe e serpentine, il rumore leggero, la sua trasparenza. Attraversata la fossa (che qualche volta si saltava con un bel bacco prendendo una lunga rincorsa) si percorrevano campi interrotti da piccoli fossi e delineati da rari salici (che sapore le foglie masticate) e giocavamo coi fiori: margherite per collane e braccialetti, pappi di piscialletto da soffiare. Qualche volta da sole si arrivava al Fossetto ma soltanto per bere e tornare veloci verso la corte.

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