venerdì 21 settembre 2012

Prima delle case Mencacci ma sulla sinistra andando verso Pannero c'era il campo di Dantina, più lungo che largo, e un altro campo che ho visto pieno di grano (buoni i chicchi quasi pronti, un pò verdini e teneri) papaveri e fiordalisi, una sinfonia di colori depositata negli occhi, la bellezza della natura agganciata alla mente. Dantina lasciava il suo campo a fieno e quando lo falciava il profumo rimaneva nel naso e ci piaceva rotolarci sopra, ma non si poteva "aggiaccare" il fieno. I movimenti di Dantina con la falciana, così si chiamava lo strumento, erano armonici e seguivano un ritmo: le mani tenevano il lungo manico e muovevano le braccia in parallelo da destra a sinistra recidendo la base delle erbe. Quando l'erba era stata al sole tutto il giorno veniva raccolta, con la forca, in mucchi e il giorno seguente sparsa di nuovo al sole. Se c'era rischio di pioggia i mucchi venivano coperti in qualche modo e mi ricordo Edilia (sensibile ai cambiamenti del tempo) che urlava: Dantina, va a "piove'", cammina!

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