domenica 29 luglio 2012

Nei primi giorni d' autunno c'erano funghi buoni nelle pioppete del fiume, morecci li chiamavano, ma anche i pioppini che erano la mia passione. Si friggevavano i morecci o si facevano in umido (meglio i pioppini) e poi si mangiavano con la polenta di farina gialla nuova. Questi profumi si spargevano nella corte dalle finestre delle cucine, ancora per diverse ore aperte; noi vivevamo tra gli odori del cibo e mangiavamo quello che c'era in tavola. Beh, quasi tutto. Più avanti nell'autunno arrivava la farina di neccio che si mangiava anche a cucchiaiate o cotta negli anelli per cucito e per tutti c'erano le frittelle con la ricotta, i necci, la polenta che veniva cotta in un grosso paiolo sulla stufa economica facendole piano piano prendere acqua da un buco nel mezzo alla farina buttata tutta insieme e girata con il "mestone", un piccolo palo di legno che veniva usato da chi aveva forza sufficiente (perciò si aspettava che tornasse mio padre dal lavoro).La polenta di neccio veniva poi tagliata a fette abbastanza spesse servendosi di un lungo e resistente spago e gustata, in genere, con ricotta.

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